Bimbi e capricci
Bimbi e capricci vengono spesso visti dal mondo degli adulti come una sorta di accoppiata indissolubile, un connubio imprescindibile. Siamo arrivati a pensare ai bambini come esseri “intrinsecamente” capricciosi. Pensa anche solo nel quotidiano a quante volte ti capita di parlare o di sentire parlare di bimbi e capricci. “Tutti i bambini sono capricciosi”, “oggi sei stato proprio capriccioso”, “guarda Marta non è capricciosa come te” siamo così abituati a parlare di questo tema che quasi è diventato un metro di giudizio attraverso cui valutiamo il bambino. Ma fermiamoci e chiediamoci: Cosa è un capriccio? Cosa significa essere capricciosi? E cosa vuol dire non esserlo? Fatichiamo a rispondere. La risposta che ti darò forse ti stupirà, ma vedremo nel corso di questo articolo quanto ciò che sto per dire sia una buona notizia!
Inizio quindi con il dirti che i capricci non esistono. Ti chiederai “ma allora tutti quei discorsi su bimbi e capricci che fine fanno?”, “e se non esistono i capricci, quando mio figlio piange perché vuole indossare i doposci in agosto o urla perché ho aperto io lo yogurt e voleva farlo lui cosa sta accadendo?”. Hai perfettamente ragione, dire che i capricci non esistono non significa che come genitori non ci si trovi ad affrontare quotidiane sfide con i propri bimbi. Piuttosto, porsi domande su questo termine significa guardare da un punto di vista diverso ciò che accade nella dinamica che si crea tra te e tuo figlio quando parliamo di capricci.
Bimbi e capricci: cosa sono i capricci?
Quella del “capriccio” è un’etichetta che il mondo adulto ha costruito per spiegare qualcosa che non sa gestire. Questa etichetta è stata però reificata. Cosa significa? Significa che la realtà capricci è un’”invenzione linguistica” che è nata con lo scopo di dare senso a un qualcosa che per noi adulti senso non ha. Etichetta linguistica che però ad un certo punto ci siamo dimenticati di aver costruito. In questo modo il capriccio è diventato una realtà data, esistente a prescindere da noi e dalla nostra volontà. Bimbi e capricci quindi sono diventati due variabili interconnesse, quasi impossibili da non pensare come associate.
Il processo che ti ho descritto, dunque, porta a pensare che i capricci siano una sorta di caratteristica dei bambini. Di conseguenza, come adulti pensiamo di non poter fare nulla, di non essere responsabili di qualcosa che non dipende da noi e che è “dentro al bambino”. Insomma, in un certo senso avere questa etichetta da sfruttare quando i bambini sbraitano, piangono, si gettano a terra per i motivi più assurdi legittima e deresponsabilizza l’adulto.
Attenzione però, dire che bimbi e capricci non esistono come combo esplosiva non vuole dire che non esistano bambini che hanno dei momenti di crisi, che manifestano il loro disappunto, che si arrabbiano, che hanno obiettivi a volte, o spesso, in contrasto con quelli dei genitori.
Se quindi i capricci non esistono come realtà indipendente da te allora cosa sono? Possiamo pensare ai capricci come un processo interattivo che si genera tra figli e genitori o più in generale tra bambini e adulti, un processo in cui tutti esercitano ruolo attivo. E qui arriva la buona notizia. Se inizi a pensare ai capricci come una realtà che si costruisce nell’interazione, come l’esito di un processo, allora ciò significa che modificando il processo, modificando il modo di interagire e di stare insieme al tuo bambino, potrai anche cambiare le situazioni di disagio e difficoltà che ordinariamente capitano.
Bimbi e capricci: per quali ragioni i bambini attuano certe modalità?
Considera che la formazione dell’identità, del senso di sé, inizia molto presto. Già a 18 mesi, se non prima, i bambini cominciano a volersi affermare e desiderano sentirsi indipendenti e autonomi. Se da un lato nei bambini si manifesta questa forte spinta all’autonomia, dall’altro i piccoli si trovano a scontrarsi con dei limiti. Ci sono dei limiti legati allo sviluppo, a competenze, abilità che il bimbo ha o non ha in un certo momento e che incidono su cosa può fare e come farlo. Ci sono poi dei limiti legati a al contesto esterno, ai confini dettati dai genitori e dagli adulti di riferimento che pongono dei paletti in un’ottica di tutela e protezione del bambino.
Nel momento in cui quindi ciò che è desiderato si scontra con ciò che è realizzabile, allora ecco che l’accoppiata bimbi e capricci fa la sua comparsa. Immagina di desiderare tanto qualcosa, di impegnarti per ottenerlo e di trovarti davanti un muro, un no secco, di cui non comprendi le ragioni. Immagina inoltre di avere davanti a te qualcuno che minimizza come ti stai sentendo in quel momento e che ti definisce capriccioso per come stai reagendo. Questo è ciò che sta dietro a quel che chiami capriccio. Questa etichetta nasconde molto di più: desiderio, curiosità, intraprendenza, voglia di scoprire e sperimentare.
Di fronte all’impossibilità di realizzare ciò che vuole, dunque, il bambino reagisce con frustrazione, rabbia, aggressività. Queste reazioni che possono spaventarti e sembrarti esagerate, anormali in realtà sono fondamentali da accogliere e comprendere. Per poter gestire bimbi e capricci è quindi essenziale andare oltre l’etichetta e imparare a capire il linguaggio del bambino.
Cosa mi sta dicendo con il suo comportamento? Quale è il processo che lo ha portato a questa reazione? Come si sta sentendo?
Porsi queste domande non ha l’obiettivo di giustificare o legittimare ciò che il bambino sta facendo sul momento. Piuttosto può aiutarti a capire il suo punto di vista e a costruire un modo diverso di gestire la situazione, mantenendo il limite posto ma validando al contempo il suo vissuto
Bimbi e capricci: cosa fare come genitore
Fino a qui hai compreso che il tema bimbi e capricci non può essere liquidato con leggerezza perché c’è molto altro sotto. Hai visto come i bambini fin da piccoli si pongono obiettivi e hanno una loro volontà. Hai quindi capito che quel che chiami capriccio va esplorato più a fondo e vanno comprese le ragioni e i significati che il bambino attribuisce alla situazione e alle sue gesta.
Come farlo?
Già in un precedente articolo ( per leggerlo clicca qui ”Le regole in famiglia”) ho raccontato di alcune strategie che potrebbero tornarti utili anche nella gestione dei momenti critici che il tuo bambino può sperimentare. Spesso infatti anche il come proponiamo le regole e il tipo di contenuto che usiamo può contribuire a generare situazioni esplosive che mai avresti immaginato.
Come chiarivo in questo articolo, ribadisco anche qui che per gestire bimbi e capricci non ci sono formule rapide e che non richiedono sforzo. Non abbatterti però, se ricordi a inizio articolo ho parlato dei capricci come l’esito di un processo interattivo in cui anche l’adulto gioca la sua parte. Se inizi quindi a considerarti protagonista attivo della situazione e non uno spettatore impotente allora sarà più facile trovare delle soluzioni che possano portare questo processo ad un esito diverso.
Cosa non fare…
Premetto che leggendo cosa è meglio evitare per gestire la combo bimbi e capricci ti accorgerai di aver adottato alcuni o molti di questi comportamenti…non ti preoccupare! Ricordati che:
1.non esistono genitori perfetti, che non sbagliano mai e nemmeno è utile che esistano. Il bambino non deve pensare che mamma e papà siano perfetti, come lui non deve esserlo. Piuttosto deve poter osservare i suoi genitori che sbagliano e che trovano dei modi per risolvere le cose
2.il fatto che tu abbia messo in campo una o più strategie poco efficaci non preclude la possibilità di cambiare, è sempre un buon momento per migliorarsi
Fatta questa premessa vediamo cosa è meglio evitare:
Evita di sgridare, aggredire il bambino
Ricorda che durante il momento di “crisi” il bimbo è in difficoltà e ha bisogno di un riferimento. Sgridarlo, giudicarlo, dargli una punizione potrebbe incrementare ancora di più la sua frustrazione e portarlo a esasperare la reazione del momento. Frasi come “sei proprio un bambino capriccioso, questa sera non mangerai il gelato”, o “mi hai proprio deluso, pensavo fossi un bravo bambino” mortificano il bambino, lo colpiscono a livello identitario (stai giudicando lui nella sua globalità e non il suo comportamento, il suo agito) e non lo aiutano a gestire il momento presente.
Evita di sminuire il suo vissuto
Dire “come sei esagerato, piangi per una sciocchezza” o “smettila di urlare per niente” ancora una volta non sono vie utili per aiutare il bambino a comprendere e affrontare ciò che sta succedendo. Rischiano di farlo sentire poco considerato, non compreso e di conseguenza possono portarlo a chiudersi in situazioni future, “se quello che esprimo non ha valore che senso ha tirarlo fuori?”
Evita di cedere e contraddirti
Mostrare comprensione, non giudicare e aggredire il bambino non significa rivedere i limiti imposti o rivedere i “no” dati. Questo significherebbe delegittimare il lavoro educativo fatto e mandare messaggi contrastanti al bimbo.
…E cosa fare
Il tema bimbi e capricci sembra una montagna da scalare. Ma vediamo allora cosa fare per mantenere saldi limiti e regole ma al contempo accogliere il bambino e il suo bagaglio di vissuti ed emozioni.
Comprendi e fai sentire la tua vicinanza
Durante quello che chiami capriccio il bambino sperimenta vissuti molto forti e difficili da gestire. Mantenere salda la tua decisione, il tuo no, non ti impedisce di comprendere cosa il tuo bambino sta provando e di stargli vicino. Se il bambino è in piena “crisi”, piange, urla, si getta a terra, è poco utile cercare di farlo ragionare in quel momento. Fagli capire che sei lì con lui, una frase come “vedo che sei triste e arrabbiato perché dobbiamo tornare a casa, ti capisco, è stato davvero divertente giocare in questo parco giochi ma è proprio l’ora di andare” lo farà sentire compreso e accolto.
Accompagna a gestire la frustrazione
Durante un momento “esplosivo” il bambino può avere difficoltà a gestire le proprie azioni. In questa circostanza prediligi il contatto, la presenza fisica. Le parole potrebbero disperdersi e non sortire alcun effetto perché in quel frangente il bambino è sopraffatto. “Resto qui vicino a te, posso darti un abbraccio se ti va fino a che non ti calmi” è una frase che può aiutare il bambino a gestire il momento più critico, solo quando il picco sarà rientrato potrai ragionare sull’accaduto.
Aiuta a trovare modalità alternative per esprimersi
Una volta che la fase clou è terminata è possibile riflettere con il bambino su quanto accaduto e su quali comportamenti più funzionali potrebbe mettere in atto in futuro in situazioni simili. Ok che capiamo come si è sentito ma il modo in cui ha reagito va migliorato, e tu sei lì per aiutarlo in questo. “Oggi ti sei proprio arrabbiato, è normale perché capita a tutti. La prossima volta che capiterà di sentirti così potremmo fare una corsa o lanciare qualche cuscino per sentirci meglio cosa ne pensi?”
Ricorda che i suggerimenti che ti ho proposto sino a qui non hanno la presunzione di essere formule risolutive di tutto ciò che riguarda bimbi e capricci. Tieni però a mente quanto detto sopra. capricci non esistono come entità intrinseca dei bambini. Nascono nella relazione con il bambino e hanno una valenza comunicativa. Accetta quindi che a volte accadano questi episodi che non fanno di te un genitore meno competente.
Se pensi che possa essere utile un sostegno più personalizzato (ogni bimbo e ogni genitore sono un mondo a sé) puoi contattarmi. Insieme costruiremo il percorso più adeguato alle tue esigenze